Il sistema dei lavoratori e delle lavoratrici dell’arte contemporanea, nella sua pulviscolare costituzione, è fra quelli più esposti al rischio di estinzione. L’emergenza Covid-19 ha scoperchiato il vaso di Pandora.
Artisti, artiste, curatori, curatrici, operatori e operatrici culturali dai regimi fiscali più disparati vedono le loro già precarie condizioni professionali sull’orlo del collasso: sono collaboratori occasionali, codici Ateco Altre creazioni artistiche e letterarie, lavoratori ombra, che progettano e realizzano mostre, pubblicazioni, festival, performance, concerti, convegni, scrivono d’arte, a volte associati in organizzazioni culturali indipendenti, costellazioni fragili in diaspora. Un universo puntiforme di intelligenze, generatore di forme e di forze, di soggetti poco avvezzi all’aggregazione sindacale, prestatori di lavoro intellettuale quasi mai riconosciuto, soprattutto in Italia. In questo momento di emergenza, in molti tentano di recuperare il tempo perduto, organizzandosi fra pari, cercando di tracciare proposte per la gestione di questo periodo di estrema difficoltà.
Ci preme sottolineare che, per beneficiare e accelerare le misure di sostegno (agevolazioni fiscali, locazioni calmierate, semplificazioni burocratiche, …), occorre in primo luogo che le professioniste e i professionisti del settore sviluppino una coscienza di classe che sia in grado di guardare al di là dell’orizzonte di emergenza, per definire e difendere la propria identità professionale (e fiscale). Un’azione finalmente congiunta e continuativa di sprone, affinché venga raggiunto un adeguamento normativo dei diversi regimi fiscali alla specificità delle professioni artistiche (che spaziano dalla ricerca alla produzione, dai programmi di residenza ai workshop, dalla didattica all’educazione, …), uscendo definitivamente dalle collaborazioni ombra e cessando di accettare incarichi professionali a budget zero.
Di là dalla logica dei grandi eventi, inattuabile nel prossimo futuro e da noi non ricercata, è inoltre urgente operare affinché lo scollamento fra iniziative artistiche e pubblico si ricomponga grazie a una mutua frequentazione che parta dall’età scolare per proseguire in quella adulta, in una rinnovata relazione fra scuole, musei, rassegne, festival, gallerie e organizzazioni artistiche indipendenti, anche contando su un’auspicabile riduzione del divario digitale rispetto al nostro patrimonio tangibile e intangibile.
Proponiamo dunque che:
- l’attività delle organizzazioni artistiche indipendenti possa contribuire a nutrire le regolari attività dei centri culturali, dei musei e dei loro dipartimenti educativi, riattivando i programmi pubblici e le project room come luogo del dialogo con il territorio attraverso l’organizzazione di proposte formative, performative, espositive;
- siano attivati bandi dedicati all’arte pubblica, aperti a organizzazioni e individui, per interventi, azioni e opere negli spazi all’aperto, con l’obiettivo di strutturare un’azione programmatica unica attraverso un festival o un percorso cittadino;
- i bandi pubblici e privati siano istruiti nel rispetto degli ambiti di ricerca delle organizzazioni, senza costringerle in temi confezionati a misura delle esigenze degli Enti finanziatori, azzerando la ricchezza generata dalla specificità delle singole ricerche;
- i bandi pubblici e privati, i premi, le borse di ricerca siano stilati in ascolto del comparto artistico, a partire dalle strutture già in essere come i Tavoli della Cultura e dell’Arte contemporanea della Regione Piemonte; che si annulli o riduca percentualmente l’obbligo di cofinanziamento; che si eroghino anticipi utili a dare avvio alle attività non costringendo le piccole organizzazioni a rinunciare in partenza ad alcuni bandi, perché impossibilitate ad anticipare i costi dei fornitori; che si snelliscano le procedure di rendicontazione;
- siano sostenute e agevolate visite guidate e regolari attività con studenti e famiglie presso le stesse organizzazioni artistiche indipendenti, così come in gallerie, spazi no-profit, ecc.;
- sia reintrodotta la destinazione del 2X1000 dell’imposta sul reddito alle associazioni culturali.